Cristo vive in me
Se vogliamo cogliere il segreto della vita di Chiara Luce, e percepire realmente il suo messaggio, dobbiamo riconoscere nell’unione con Cristo la linfa che anima l’intera sua esperienza spirituale.
Gesù presenta questa unione come un “dimorare” del credente in lui, e di lui nel credente: “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15, 4). In che modo ciò può avvenire? Ci fa parte della sua vita divina. Mira a comunicarci verità e valori del suo pensiero, insieme all’energia del suo amore, alla forza del suo volere ed agire. Lo fa con gradualità, nella misura in cui ci trova disposti a cooperare.
Si realizza così in noi una nuova nascita: il nostro io, dice S. Paolo, non si riduce più alle facoltà proprie della natura umana, ma viene abitato e trasformato da Cristo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). E quando il credente è unito a Cristo, la stessa Trinità divina prende dimora in lui: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).
L’unione è fondata sulla fede in Cristo, sull’affetto e la fiducia riposta il lui. Di conseguenza il pensiero si rivolge con spontaneità e frequenza a Gesù e si fa ardente il desiderio di rimanere insieme a lui: di comunicargli i propri stati d’animo, di valutare con lui le situazioni e i comportamenti; di decidere ed agire in fraterna comunione.
Chi è animato da tali disposizioni accoglie le persone con rispetto, amabilità e prontezza nel servire. Unitamente a Gesù ricerca quale sia, nelle diverse circostanze, la volontà di Dio. Gli confida le gioie come i problemi e le pene. In Gesù trova la forza per affrontare difficoltà e dispiaceri.
In effetti il cristianesimo non è soltanto dottrina, da approfondire attraverso i sussidi della catechesi e della teologia. E’ soprattutto vita; e per imparare a viverlo è necessario percorrere la via dell’unione con Cristo.
Egli è presente e operoso in chi l’accoglie con fede; si adopera per prepararlo a ricevere con crescente intensità il suo amore: “Rimanete nel mio amore” (Gv 15, 9). Gli chiede cioè di permanere unito a lui nell’amare, poiché il voler bene, da cristiani, è effetto della grazia di Cristo, che inviando lo Spirito Santo ci dà la forza di amare nel modo gradito al Padre, in sintonia con la sua volontà.
Partecipandoci la vita di figli, Cristo compenetra ed eleva le nostre potenzialità: ci attira ad accogliere le verità e i valori rivelati; ci infonde progressivamente un amore filiale verso Dio e una dedizione sempre più generosa ai fratelli; ci sprona a volere e ad agire secondo il suo esempio.
Ci sollecita di continuo ad elevare la qualità dell’unione con lui e tra di noi; ed è importante prestargli la nostra cooperazione valorizzando i vari mezzi che ci offre: dalla parola di Dio ai sacra-menti, dalla preghiera ai buoni esempi e aiuti della comunità cristiana.
Ma è soprattutto attraverso l’Eucaristia che progredisce la nostra unione con lui: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6, 56). Con questo nutrimento Cristo consolida e fa crescere anche l’unione tra di noi. Di giorno in giorno ci aiuta a contrastare gli impulsi dell’egoismo e dell’orgoglio, dell’intemperanza e dell’ira.
Ci stimola a migliorare nella preghiera e a progredire nella fraternità, in un crescente impegno di accoglienza, condivisione e servizio. Ci dà la forza per valorizzare nell’amore le difficoltà e le sofferenze, conformandoci docilmente alla volontà di Dio.
Quanti partecipano all’Eucaristia con le debite disposizioni ne ricevono, per se stessi e per la comunità ecclesiale, un beneficio incomparabile: “Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto” (Gv 15, 5).
† Mons. Livio Maritano