Omelia del Postulatore padre Florio Tessari, ofm Cap – Ottobre 2005
Festa a Sassello, 9 ottobre 2005
Uno stralcio dell’omelia del Postulatore padre Florio Tessari, OFM Cap
Fratelli e sorelle nella fede. Mi trovate qui, stasera in mezzo a voi, per ricordare Chiara.
Ritengo per me un dono del Signore aver condiviso con i giovani quest’oggi questa bella esperienza di fede.
Comunque prima di soffermarmi sulla figura della Serva di Dio Chiara Badano mi permetto sommessamente e brevemente di richiamare a me e a voi alcuni tratti della parola di Dio che oggi è molto bella, da una parte, e ci causa un po’ di tristezza dall’altra.
Ecco, questo Dio che prepara per tutti i popoli un banchetto di nozze, un banchetto di festa, e non viene accolto. E’ Gesù che ritorna e si presenta come colui che è lo sposo dell’umanità, che vuole unire a sé in maniera intima, come lo sposo la sposa, l’umanità intera.
E quest’invito viene pure rifiutato da alcuni ed addirittura disatteso da altri per motivi diversi: chi per i campi, chi per i lavori… Insomma, ecco, questo lasciar cadere l’invito di Dio a nozze, a partecipare alla festa, causa un po’ di tristezza. Possibile che l’uomo non possa aprirsi all’amore gioioso di Dio per questa umanità che viene invitata a nozze, pulita, rivestita a festa…?
Tutto ciò , fratelli e sorelle, è rivolto anche a me, anche a voi questa sera; a tutti noi. E’ l’amore di Dio ci insegue perché desidera che noi partecipiamo alla festa preparata da Gesù per tutti noi. E noi, forse, alle volte siamo superficiali e diamo importanza alle cose che sono effimere e non ascoltiamo il suo invito.
Questa breve premessa mi permette, anche se in maniera succinta, di avvicinare Chiara Luce, questa splendida creatura che è nata qui, è vissuta qui, ha percorso queste strade, ha frequentato queste scuole, insomma, era una vostra parrocchiana. Ebbene, lei ha incontrato Gesù, ha ricevuto l’invito e ha detto sì: ‘Voglio partecipare al banchetto che tu mi hai preparato’.
Come ci afferma il Concilio: nei Santi Dio manifesta timidamente agli uomini la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che parla e mostra il segno del suo amore. In Chiara quindi, fratelli e sorelle nella fede, è Gesù che ci parla ed è un Gesù che ci parla attraverso una sua creatura semplice, che è vissuta poco, ma che è un capolavoro dello Spirito Santo.
Come dicevo, appena lei ha incontrato il Signore, gli ha detto di sì. Ascoltate cosa ha scritto quando si è presentata alla prima Comunione, e mi piace leggervi le sue parole di bimba, perché stiamo vivendo nella Chiesa un momento molto forte: il Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia.
«Dice Cristo: chi mangia con me sta sotto la mia protezione. È mio fratello, mio amico; abita a casa mia. Aprici gli occhi, Signore, perché possiamo vedere che ci inviti a pranzo, che ci dai il pane. Aprici gli occhi perché posiamo vedere la fame degli altri. Tu ci dai il pane; tu ci dai il tuo amore. Aiuta noi pure a donare ciò che abbiamo ricevuto: pane e amore».
In queste due paroline, io vedo crescere Chiara Luce; nella sua vita lei ha saputo, progressivamente, donare pane e amore. La testimonianza che oggi noi abbiamo ascoltato da questi meravigliosi giovani ci ha fatto toccare con mano come Chiara sia cresciuta, non solo nei riguardi di Dio, e dalla sua vita, una cattedra, ci ha fatto conoscere come si può gioire da giovani, con il cuore pulito, con l’amore alla natura, con il sentirsi giovane tra i giovani; come è riuscita ad accogliere la sofferenza (il grande problema che fa paura a tutti).
È riuscita ad accoglierla ed è andata incontro a sorella morte come ad un giorno di festa.
Dicevo: è un capolavoro dello Spirito Santo; un esempio per ognuno di noi. Quando ci accostiamo a Gesù, apriamo il nostro cuore e accogliamo il suo invito, anche noi riusciamo a dare queste risposte che provengono non dalla carne, ma dallo Spirito. Ebbene, Chiara ha saputo dare “pane” (i piccoli risparmi, i regali che riceveva…); «Io ho tutto. Non ho bisogno di niente», ripeteva , e dirottava ogni cosa altrove, ai più poveri. Un esempio, per dirci quanto c’era nel suo cuore.
Voleva dare pane, pane materiale a queste creature che non avevano pane e amore. Quante testimonianze nel processo per la sua beatificazione… Ne riporto soltanto una: nei primi periodi in ospedale, accanto a lei c’era una ragazza tossicodipendente. Chiara era sua amica: la lavava e la pettinava; andava a comperare il giornale per gli altri degenti… Era e donava amore!
Un ultimo gesto, segno di una vita che ha voluto imbastire di amore: il dono delle sue cornee. E oggi, quelle cornee, sono in due creature anonime, ma che vedono, che vivono e che lodano Dio.
«Signore, aprici gli occhi perché possiamo vedere che ci inviti a pranzo» e dai a noi la possibilità di donare «pane e amore». Io vorrei pregare per me e per voi con questa semplice supplica: ‘Gesù, dammi la possibilità di capire l’invito che mi fai e dammi anche la possibilità di donare ogni giorno, nel mio piccolo, pane e amore’. Questa è per me Chiara Luce ed è di queste anime che il mondo, oggi, ha tanto, tanto bisogno!
Secondo momento: sono qui come Postulatore generale per questa Causa. La Provvidenza mi ha portato qui perché io sono arrivato quando l’Inchiesta diocesana per il Processo di beatificazione, voluto da Mons. Maritano, era già conclusa. Come Pastore della diocesi di Acqui, vide in questa creatura qualcosa di eccezionale, confermato dai genitori e da numerosi testimoni: cioè un certo qualcosa di straordinario, per il modo con cui Chiara ha gestito la sua vita e la sua sofferenza.
Tutto ciò ha coinvolto Mons. Maritano, una Vicepostulatrice ossia Mariagrazia Magrini e un Processo diocesano che ha raccolto tutte le testimonianze giurate, oggi a Roma depositate. E Chiara Luce ha già il suo numero in Congregazione affinché la Chiesa possa esaminare la sua vita sotto l’aspetto dell’esercizio delle virtù in maniera eccellente. Accanto a questa Positio super Virtutibus, c’è la Positio super Miro, cioè la documentazione su un probabile miracolo.
Oggi come oggi, quindi, la Causa della Serva di Dio Chiara Badano non è più solo di questa parrocchia, di questa famiglia, di questa Chiesa locale, ma è stata consegnata alla Chiesa universale, quella Chiesa dei cui insegnamenti Chiara si era nutrita. E pure voi sentite questa giovane, non solo come un modello da imitare, ma anche come una creatura che può intercedere presso Dio per le nostre necessità materiali e spirituali. Per questo io dico a voi che siete stati fortunati di conoscerla e di averla vista in mezzo a voi, di rivolgervi con fiducia a questa creatura, e senza ‘gelosia’. E’ per la Chiesa e, se Dio vi ha mandato questo dono è perché voi, in modo particolare, possiate aprirvi al Suo invito ad accogliere questi esempi, questi modelli di santità. Non è un bijoux da indossare, è un qualcosa che dev’essere da noi accolto con la fede.
Ringraziate il Signore e pregate perché ci aiuti a realizzare, nella nostra vita, il disegno di Dio: la famosa ‘veste candida’, di cui parla il Vangelo.
Giustamente il presentatore, questa sera, chiudeva il Récital dicendo: ‘Tutti noi, fratelli, siamo nati santi’. Tocca a noi, ora santificarci. Parola che vi fa paura, perché troppo lontana? No, no. Chiara si è fatta santa accogliendo giorno dopo giorno, nella fede, la volontà di Dio. E la volontà di Dio è la nostra salvezza.
Prego e spero perché presto la Chiesa ufficiale si possa fermare su questa creatura e dire che ha davvero esercitato le virtù in modo eminente, come è anche vero che il Signore ha dato il segno della sua santità attraverso il riconoscimento del fatto straordinario esaminato nella diocesi in cui è avvenuto e ora consegnato alla Congregazione per le Cause dei Santi”.
Padre Florio Tessari, OFM Cap