S. Chiara d’Assisi e Chiara Badano – Settembre 2007
“Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù”
Non so se l’accostamento sia felice ma, oltre al nome, credo che le due figure si somiglino molto. Chiara di Assisi e Chiara Luce, seppur nate e vissute in due epoche distanti e diverse, si rassomigliano. A me piace vedere insieme queste due belle figure femminili.
Anzitutto hanno in comune il nome: Chiara. Nella Sacra Scrittura il nome indica un programma di vita. Ad esempio, Dio dà un nome nuovo ad Abram per indicare la sua funzione: “Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abramo perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò” (Gen 17, 5).
Il nome di santa Chiara di Assisi si rivela sin da subito un programma di vita: “Mentre donna Ortolana -la mamma di santa Chiara- gravida e ormai vicina a partorire pregava intensamente il Croci-fisso in chiesa, davanti alla croce, che la salvasse dai pericoli del parto, udì una voce che le diceva: Non temere, donna, perché sana e salva darai al mondo una luce, che aggiungerà chiarore alla luce stessa. Illuminata da questa profezia, volle che la neonata, rinascendo al fonte battesimale, si chiamasse Chiara” (Fonti Francescane 3156).
Lo stesso si può affermare di Chiara Badano. Il suo nome rivela da subito quel che avverrà di lei. Sarà evidente a tutti che la giovane Badano irradia una luce, tanto che Chiara Lubich non esiterà a chiamarla “Chiara Luce”.
Ancora, le Fonti Francescane ci dicono della santa di Assisi: “Nobile di nascita, più nobile per grazia; vergine nel corpo, purissima nello spirito; giovane di età, matura per saggezza; costante nel proposito, ardente ed entusiasta nell’amore a Dio; piena di sapienza e di umiltà; Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù” (FF 351).
Non si può forse dire altrettanto della giovane Chiara Luce? In queste parole si delineano anche i tratti del carattere e dei sentimenti della giovane Badano: la nobiltà spirituale, la verginità del corpo, la purezza di spirito, la giovane età, la maturità nello spirito e nell’amore per Dio e per il prossimo, la costanza e l’entusiasmo in ogni gesto quotidiano della vita, l’umiltà e la semplicità di spirito. In una sola espressione: la chiarezza della vita.
Seguiamo ancora le Fonti Francescane. Di Chiara d’Assisi ci dicono: “Ancora piccolina Chiara con cuore docile, ricevette dalle labbra della madre i primi rudimenti della fede” (FF 3157). Per la santa di Assisi la mamma, anche lei poi consacrata al Signore con la vita claustrale insieme alla figlia, è un punto di riferimento per la sua vita umana e spirituale. Non è stato così anche per Chiara Badano, circa il rapporto del tutto particolare che aveva con la mamma?
Di santa Chiara ci viene detto che, ancora piccolina, “stendeva la mano ai poveri e affinché il suo sacrificio fosse più gradito a Dio, sottraeva al suo corpicciolo i cibi delicati e li mandava di nascosto come ristoro agli orfani. Così crescendo con lei fin dall’infanzia la misericordia, aveva un animo sensibile alla sofferenza altrui, e si piegava compassionevole sulle miserie degli infelici” (FF 3158).
Che dire, a tal riguardo, di Chiara Luce? Una giovane ragazza che amava gli altri: i compagni di scuola, gli insegnanti, gli amici Gen, i bambini, gli anziani, i “lontani da Dio”, i poveri, gli ammalati, i “negretti” dell’Africa, ai quali fin da piccola destinava generosamente i propri risparmi.
Santa Chiara d’Assisi “aveva il gusto della santa orazione e la coltivava assiduamente” (FF 3159). Anche Chiara Luce amava la preghiera; soprattutto nei momenti di sofferenza sapeva offrire tutto al Signore, nel desiderio di compiere il suo volere. Diceva infatti: «A me interessa solo la volontà di Dio, fare bene quella, nell’attimo presente: stare al gioco di Dio». E attualizzando questo profondo desiderio, la giovane Serva di Dio confermava la sua convinzione: «Dio mi ama immensamente».
Questo raffronto tra la Santa di Assisi e la Serva di Dio ci fa comprendere che il Signore non fa privilegi a pochi, ma ama tutti. In secoli diversi, Chiara d’Assisi e Chiara Badano rifulgono dello stesso splendore. La santità è la medesima meta a cui ciascuno di noi è chiamato.
frate giovane
Credere all’Amore – Settembre 2007 – Anno III