Per la vita del mondo
Con queste parole Gesù ha compendiato la sua missione a servizio dell’umanità, ribadendo: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10).
È il motivo per cui riserviamo una particolare solennità al ricordo della sua nascita: la straordinaria importanza che ha la venuta di Cristo per lo svolgimento della nostra vicenda terrena e per la speranza da lui accesa nei nostri animi sul futuro che ci attende.
L’amore ha spinto Dio a creare l’universo e a dare inizio alla storia dell’umanità: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
Ne dà conferma Giovanni nella sua prima lettera: “In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi. Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 9-10).
Con la nascita di Gesù la vita divina si è dunque “resa visibile”, come attesta ancora l’apostolo Giovanni: “La vita si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza” (1 Gv 1, 2).
L’iniziativa di Dio è perciò determinata dalla volontà di far partecipare gli uomini alla sua stessa vita, ossia ai beni che egli possiede perfettamente: la sapienza, la santità e l’amore. Ci rende possibile questo obiettivo –certamente in grado imperfetto, ma reale e progressivo- rendendoci suoi figli. A quanti l’hanno accolto, il Figlio “ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12).
Questo dono ha un valore incomparabile –“Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1 Gv 3, 1)- e, se lo accogliamo come ci ha insegnato Gesù, comprende un’assicurazione decisiva: condividere in modo pieno e perenne la vita divina allorché si concluderà il nostro itinerario terreno.
A questa splendida proposta si oppone il grave ostacolo dei nostri peccati. Ma precisamente per rimuoverlo Dio ci ha mandato il Figlio a far propria la condizione umana al fine di addossarsi le nostre colpe ed eliminarle con la perfezione del suo amore.
Per entrambi i motivi celebriamo con esultanza e profonda riconoscenza la natività del Signore.
† Mons. Livio Maritano