A Roma la beatificazione di Chiara ‘Luce’ Badano – Settembre 2010
Oltre mille persone, in gran parte giovani, dalla sola Lombardia sono attesi a Roma sabato 25 settembre in occasione della beatificazione di Chiara Luce Badano. Ma in tutto il mondo – dall’Australia al Kenya, dall’Olanda alla Giordania, dalla Cina alla Colombia – sono un crescendo le prenotazioni per partecipare agli eventi in programma per la beatificazione. E sono proprio i giovani a comunicare ai loro coetanei la straordinarietà della vita di questa ragazza, con canzoni, brani teatrali, musical e attraverso Internet, Facebook e YouTube.
Chiara Badano nasce il 29 ottobre 1971 a Sassello (Savona). È bella, sportiva, gioiosa e volitiva. Si orienta agli studi di medicina per andare in Africa a curare i bambini. Ha una predilezione per gli altri giovani, per chi è alla ricerca, per chi è nel bisogno. Molti amici trovano in lei apertura e ascolto. Ma prova anche l’emarginazione di chi la chiama “suorina” per il suo impegno cristiano, nato dopo la partecipazione al Family Fest (manifestazione internazionale per le famiglie promossa dal Movimento dei Focolari).
Si impegna tra i più giovani del Movimento, le gen. Scrive alla fondatrice Chiara Lubich: «Abbiamo cominciato subito la nostra avventura: fare la volontà di Dio nell’attimo presente. Col Vangelo sotto braccio faremo grandi cose». Diventerà l’incarnazione viva delle parole della fondatrice: «Non abbiate paura! Lasciate fare a Lui ricompensarvi di amore! Vi farà felici in questa vita e per l’eternità!».
A sorpresa, a 17 anni, un dolore acuto mentre gioca a tennis. Le ricerche, poi la diagnosi: un tumore osseo tra i più dolorosi. Ben presto si dilegua ogni speranza di guarigione. Chiara perde l’uso delle gambe e a ogni nuova “sorpresa” della malattia dice: «Per Te, Gesù, se lo vuoi Tu lo voglio anch’io!». Subentra una grave emorragia. I medici si chiedono se lasciarla morire o procedere alla trasfusione tentando di salvarla, ma rimettendo così in moto anche le sofferenze. Decidono per la vita. Chiara vivrà ancora un anno, decisivo per lei. È l’anno di un’ardita scalata, in cordata con Chiara Lubich, con i suoi genitori, con gli altri giovani che condividono i suoi stessi ideali.
Chi va a farle visita col desiderio di darle coraggio, ne esce sconvolto e cambiato: è Chiara che contagia con la sua serenità e pace. Uno dei medici, non credente e critico nei confronti della Chiesa, confessa: «Da quando ho conosciuto Chiara, qualcosa è cambiato dentro di me. Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra».
Chiara Luce è proiettata sino all’ultimo ad amare chi le sta accanto, a comunicare a più giovani possibile l’ideale che la anima, a dare Dio a chi è alla ricerca. La vigilia della sua “partenza” saluta tutti i presenti uno a uno, ma i giovani con un amore speciale. Lascia a loro una consegna: «I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene». Poi scompiglia i capelli della mamma: «Ciao! Sii felice, perché io lo sono».
Chiara muore il 7 ottobre 1990. Per il suo funerale ha pensato a tutto: ai canti, alle preghiere dei fedeli, ai fiori, alla pettinatura, al vestito bianco, da sposa. Alla cerimonia partecipano moltissimi giovani.
Celebra il vescovo di Acqui, monsignor Livio Maritano: «La gioia era dominante, stranamente unite lacrime e sorrisi». Immediato l’eco della straordinarietà della sua breve esistenza. Molti cambiano vita. Innumerevoli le testimonianze. È lo stesso vescovo – che l’ha conosciuta personalmente – a prendere l’iniziativa e portare avanti la causa di beatificazione, che ha un iter particolarmente rapido: poco più di dieci anni.
Ma in tutto il mondo – dall’Australia al Kenya, dall’Olanda alla Giordania, dalla Cina alla Colombia – sono un crescendo le prenotazioni per partecipare agli eventi in programma per la beatificazione. E sono proprio i giovani a comunicare ai loro coetanei la straordinarietà della vita di questa ragazza, con canzoni, brani teatrali, musical e attraverso Internet, Facebook e YouTube. Chiara Badano nasce il 29 ottobre 1971 a Sassello (Savona). È bella, sportiva, gioiosa e volitiva. Si orienta agli studi di medicina per andare in Africa a curare i bambini. Ha una predilezione per gli altri giovani, per chi è alla ricerca, per chi è nel bisogno. Molti amici trovano in lei apertura e ascolto. Ma prova anche l’emarginazione di chi la chiama “suorina” per il suo impegno cristiano, nato dopo la partecipazione al Family Fest (manifestazione internazionale per le famiglie promossa dal Movimento dei Focolari).Si impegna tra i più giovani del Movimento, le gen.
Scrive alla fondatrice Chiara Lubich: «Abbiamo cominciato subito la nostra avventura: fare la volontà di Dio nell’attimo presente. Col Vangelo sotto braccio faremo grandi cose». Diventerà l’incarnazione viva delle parole della fondatrice: «Non abbiate paura! Lasciate fare a Lui ricompensarvi di amore! Vi farà felici in questa vita e per l’eternità!» A sorpresa, a 17 anni, un dolore acuto mentre gioca a tennis. Le ricerche, poi la diagnosi: un tumore osseo tra i più dolorosi. Ben presto si dilegua ogni speranza di guarigione. Chiara perde l’uso delle gambe e a ogni nuova “sorpresa” della malattia dice: «Per Te, Gesù, se lo vuoi Tu lo voglio anch’io!».
Subentra una grave emorragia. I medici si chiedono se lasciarla morire o procedere alla trasfusione tentando di salvarla, ma rimettendo così in moto anche le sofferenze. Decidono per la vita. Chiara vivrà ancora un anno, decisivo per lei. È l’anno di un’ardita scalata, in cordata con Chiara Lubich, con i suoi genitori, con gli altri giovani che condividono i suoi stessi ideali. Chi va a farle visita col desiderio di darle coraggio, ne esce sconvolto e cambiato: è Chiara che contagia con la sua serenità e pace. Uno dei medici, non credente e critico nei confronti della Chiesa, confessa: «Da quando ho conosciuto Chiara, qualcosa è cambiato dentro di me.
Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra». Chiara Luce è proiettata sino all’ultimo ad amare chi le sta accanto, a comunicare a più giovani possibile l’ideale che la anima, a dare Dio a chi è alla ricerca. La vigilia della sua “partenza” saluta tutti i presenti uno a uno, ma i giovani con un amore speciale. Lascia a loro una consegna: «I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene».
Poi scompiglia i capelli della mamma: «Ciao! Sii felice, perché io lo sono». Chiara muore il 7 ottobre 1990. Per il suo funerale ha pensato a tutto: ai canti, alle preghiere dei fedeli, ai fiori, alla pettinatura, al vestito bianco, da sposa. Alla cerimonia partecipano moltissimi giovani. Celebra il vescovo di Acqui, monsignor Livio Maritano: «La gioia era dominante, stranamente unite lacrime e sorrisi».
Immediato l’eco della straordinarietà della sua breve esistenza. Molti cambiano vita. Innumerevoli le testimonianze. È lo stesso Vescovo Maritano – che l’ha conosciuta personalmente – a prendere l’iniziativa e portare avanti la Causa di beatificazione, che ha un iter particolarmente rapido: poco più di dieci anni.
Fonte: Chiesa di Milano – Il portale della Diocesi di Milano