Chiara Luce Badano diventa Beata – Settembre 2010
Sassello è un ridente borgo collinare di meno di 2.000 abitanti, dal clima fresco e dal passato glorioso, al confine tra Liguria e Piemonte. Finora conosciuto per la produzione di un tipico amaretto di pasta alle mandorle, dal prossimo 25 settembre Sassello potrà vantarsi di aver dato i natali a una santa dei nostri giorni, Chiara Badano, che quel giorno sarà beatificata nel santuario romano del Divino Amore, alla presenza di migliaia di giovani di tutto il mondo.
Entrata giovanissima nei Focolarini, Chiara era stata ribattezzata «Luce» proprio dalla fondatrice del Movimento Chiara Lubich, per il suo sorriso radioso e la letizia che trasmetteva. È morta non ancora diciannovenne meno di vent’anni fa, il 7 ottobre 1990.
Poche ore prima della fine, si era preparata al suo funerale pensando a tutto: ai canti, alle preghiere dei fedeli, ai fiori, alla pettinatura, al vestito che aveva desiderato indossare: bianco, da sposa.
Alla mamma Maria Teresa aveva confidato: «Quando mi vestirai non dovrai piangere, ma dire: “Adesso Chiara Luce ha smesso di soffrire, vede Gesù”». Poi le aveva scompigliato i capelli esclamando: «Sii felice, perché io lo sono».
Voleva andare in Africa Chiara da piccola voleva fare la hostess e girare il mondo, poi si era iscritta a Medicina per andare in Africa e curare i bambini. Sogni rimasti nel cassetto.
A sorpresa, a 17 anni, sente un dolore acuto mentre gioca a tennis. La diagnosi è impietosa: una grave forma di tumore osseo. E ben presto si dilegua ogni speranza di guarigione. Perde l’uso delle gambe. Quando subentra una grave emorragia, i medici si chiedono se lasciarla morire o procedere alla trasfusione tentando di salvarla, ma rimettendo così in moto anche le sofferenze. Decidono per la vita.
Chiara vivrà ancora un anno, ma sarà il più bello. Si affida a Dio, accetta la sua volontà, fa di tutto per trasformare i suoi atroci dolori in momenti di serenità e di pace per gli altri. Chi va a visitarla in ospedale con il desiderio di infonderle coraggio, ne esce sconvolto e cambiato: è Chiara, con il suo volto luminoso e con un perenne sorriso sulle labbra, che contagia i presenti diffondendo serenità e pace.
Capita anche che ci sia qualcuno che ammette di avere sperimentato, entrando in quella stanza, il Paradiso. Uno dei medici curanti, non credente e critico verso la Chiesa, dichiarerà: «Da quando ho conosciuto Chiara, qualcosa è mutato dentro di me. Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra».
Sono soprattutto i ragazzi a essere colpiti dalla testimonianza di fede e di amore di Chiara ‘Luce’. Ancora lei viva, non si contano le lettere di chi le scrive confessando di aver cambiato vita dopo aver conosciuto la sua storia. Il giorno prima della sua morte, lascia una consegna speciale ai giovani: «Siete il futuro; io non posso più correre, però vorrei passarvi la fiaccola come alle Olimpiadi: avete una vita sola e vale la pena spenderla bene». Una folla immensa ai funerali. Lacrime unite a sorrisi.
Monsignor Livio Maritano, allora vescovo di Acqui Terme (alla cui diocesi appartiene Sassello), ha voluto avviare di persona il processo di beatificazione, fatto abbastanza inconsueto.
«Quando l’ho comunicato ai genitori, si sono schermiti “Ma no, è cosa troppo grande per noi questa!”», ricorda monsignor Maritano. «Ma io ho risposto: Noi non abbiamo il diritto di tenere nascosta questa grazia di Dio».
Poi è arrivato anche il miracolo. Un ragazzo di Trieste nel 2001 (aveva allora 15 anni) viene colpito da una meningite fulminante. I valori peggiorano di ora in ora e il sangue non coagula più. I medici gli danno due giorni di vita. Ma uno zio pensa a Chiara, e fa partire una catena di preghiere tra parenti e amici per invocare la guarigione. Senza alcuna ragione scientificamente dimostrabile, le piastrine iniziano ad aumentare. In due settimane il ragazzo si riprende. Oggi sta bene. Il 19 dicembre 2009 Benedetto XVI riconosce il miracolo.
Fonte: Settimanale “Oggi” -di Vittorio Sansonetti- Settembre 2010