Cammino di fede: la forza di Chiara
Suscita ammirazione, nella vita di Chiara, la costanza e il progresso del suo rapporto con Dio. Senza una fede ardente e vigorosa come avrebbe potuto mantenere il proposito di conformarsi sempre, per amore, alla volontà divina? Come abbandonare con serenità i progetti che le stavano tanto a cuore? Dove trovare la forza per accogliere la chiamata di Dio che comportava i distacchi più dolorosi, una condizione di prolungata sofferenza e la conclusione della vita terrena nel pieno della giovinezza? Ci chiediamo come sia riuscita a prestare alla grazia divina una collaborazione tanto generosa quanto perseverante.
Nei primi anni l’ha aiutata il clima di fede presente in famiglia: scopre così l’amicizia con Gesù e il dialogo spontaneo con lui. Molto presto accompagna la mamma nel partecipare frequentemente all’Eucaristia. Le parabole evidenziano la singolare bontà del Maestro, suscitano in lei il desidero di ricambiare quell’amore e di renderlo concreto attraverso la benevolenza nei confronti degli altri. In tal modo la fede comincia a farsi intraprendente e operosa. Infatti, “la fede opera per mezzo della carità” (Gal 5, 6); tanto che “se non ha le opere la fede è morta” (Gc 1, 17).
Nella preadolescenza scopre il fascino del Vangelo. Col fervore della preghiera, la partecipazione all’Eucaristia e la ricerca dell’unione abituale con Gesù, la sua fede si consolida e compenetra progressivamente gli stati d’animo, le decisioni e l’insieme dell’attività.
Chiara è consapevole che la fede è dono di Dio. Nel rispetto della nostra libertà egli illumina in noi la mente e attira il cuore ad aderire alle verità che ci ha rivelato. Ma la sua grazia attende la nostra cooperazione nell’esercizio delle virtù cristiane.
Chiara impara a reagire a stili di vita e opinioni contrarie all’insegnamento di Gesù, risoluta nel conformarsi fedelmente a lui, non solo negli atti ma anche nei desideri, nei sentimenti e nelle relazioni: «Devo dare Gesù col mio comportamento». Sospinta da questa risoluta coerenza, si adopera per vedere Gesù negli altri, per aiutare adolescenti e adulti a scoprire i valori e i benefici del cristianesimo.
Sempre nell’intento di far piacere a lui si sforza di contrastare l’impulsività del proprio temperamento e si esercita a rendersi sempre disponibile ad ascoltare, servire e collaborare. Accoglie le confidenze con attenta benevolenza, nell’intento di aiutare gli interlocutori a prendere le decisioni conformi al Vangelo.
È convinta di dover sempre progredire nell’esercizio della fede e fa propria l’invocazione degli apostoli al Signore: “Aumenta la nostra fede!” (Lc 17, 6). Ne sente il bisogno nell’esercizio delle virtù cristiane. Tra queste, presta una particolare attenzione all’umiltà, che ci fa consapevoli dei nostri limiti di creature nel conoscere, nel volere e nell’agire. Lo ammette con semplicità, soprattutto nella fase della malattia: «Mi sento così piccola, e la strada da percorrere è così ardua». Dove trovare le forza? «Consapevole del mio nulla, cerco di offrire la mia sofferenza nei momenti più difficili, certa dell’amore di Dio».
In questo modo ricambia l’infinita bontà divina. E il Signore la ricompensa, già in questa vita, donandole il “centuplo” col farle provare in modo indicibile la sua presenza che le infonde, non solo la serenità, ma persino la gioia: «Soffrivo molto fisicamente, ma la mia anima cantava».
† Mons. Livio Maritano
Foto: Positio Super Vita, Virtutibus et Fama Sanctitatis