Inizio e sviluppo della fede
Mentre si sta concludendo l’Anno della fede dobbiamo rendere grazie al Signore che ci ha illuminati sul valore di questa virtù fondamentale per la vita cristiana e per la nostra salvezza eterna. Abbiamo compreso quanto è decisivo l’intervento dello Spirito Santo per aprire il nostro cuore alla fede.
A tale riguardo è significativo un episodio degli Atti degli Apostoli. Paolo e Timoteo erano giunti a evangelizzare la città di Filippi in Macedonia. Presentarono il messaggio di Gesù alle donne del luogo riunite in preghiera. Così prosegue il racconto: “C’era ad ascoltare una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo il batte-simo Lidia li invitò ad abitare nella sua casa e li costrinse ad accettare l’invito” (At 16, 14-15).
Leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica che la fede è un atto umano di intelligenza e volontà, le quali insieme cooperano con la grazia (n. 153-154).
Se è dunque indispensabile l’intervento di Dio per aprire il nostro animo alla fede dobbiamo verificare quanta importanza va riconosciuta all’azione della grazia per consolidare e migliorare la nostra fede.
Come può crescere in noi l’azione dello Spirito Santo, ossia il dono della grazia divina?
Questa domanda ci induce a verificare i modi con cui dobbiamo implorare l’intervento divino. Le risorse della grazia dipendono dal fervore con cui accogliamo i sacramenti, diamo spazio alla preghiera, ci sforziamo a vivere abitualmente in unione con Gesù, riflettiamo sulla Parola divina, e l’impegno ad amare e servire il prossimo.
Così si sviluppa in noi l’implorazione della grazia divina e possiamo crescere da credenti, verso una fede più ferma e coerente, risoluta nel contrastare le idee e i comportamenti opposti al Vangelo, generosa nel aiutare familiari e amici a condividere questo dono incomparabile di Dio.
† Livio Maritano