La mia fotografia con Chiara Luce – Ottobre 2020
Ho conosciuto Chiara Luce nel 2010, anno della beatificazione, quando avevo 39 anni, la sua stessa età. Innamorata anch’io dello stesso Uomo, ho capito immediatamente che lei però Lo aveva conquistato.
Un amore nato “sotto la croce” il loro e quindi avevo perso in partenza. Storie d’amore così intense e profonde sono difficili da trovare ma, quando ti capita di ascoltarle o di vederle, non resta che appoggiarle e compiacerti. Godere con esse.
Il destino ha voluto che conoscessi la sua storia agli inizi della mia attività professionale di giornalista cattolica, e non nascondo a posteriori, che fu quello il momento più proficuo: nascere sotto una buona stella, per di più luminosissima.
Non più adolescente da anni, non potei non notare ciò che l’esempio di Chiara Luce avrebbe potuto essere nella vita di tanti giovani. Così decisi di raccontare la sua storia a chiunque incontravo nell’altro mio lavoro part-time, come insegnante di religione.
La scuola doveva essere terreno fertile per seminare. Fu su questo campo che ottenni le soddisfazioni più grandi. Giovani incantati dalla sua storia. In ascolto attento, capaci di leggere tra le righe, capaci di discernere le vite dei loro coetanei da quelle sante, per poi dedurre chi può veramente diventare santo e cosa fa santi.
D’altronde, l’obiettivo di Chiara era vivere quel che le restava della vita compiendo la volontà di Dio, abbandonandosi tra le Sue braccia, esattamente come fa una sposa con il suo amato.
Un silenzio assordante riempiva quelle aule dove la vita di Chiara veniva raccontata. Tiravo fuori il meglio di me, come narratrice, un talento che non mi apparteneva in generale, essendo molto sintetica di natura, ma che veniva fuori inaspettatamente quando raccontavo di lei. La sua vita incantava, illuminava, indicava.
È superfluo dire qui chi era Chiara Luce. Immagino tutti coloro che leggono sappiano della sua vita terrena. È importante invece sottolineare i risultati ottenuti nella mia personale “esperienza con lei”.
Un faro che mai si spegne, un seme che produce infinitamente frutti, un esempio di vita straordinaria nell’ordinarietà, una vita spesa nell’allegria, nella giovialità e nell’attenzione al prossimo.
Una dolorosissima malattia vissuta nella condivisione del calvario e della croce di Gesù. Un esempio per camminare sulla via della santità sin da giovani, con la capacità santa di affrontare gioie e dolori anche quando si presentano d’improvviso. Un grande esempio per tanti giovani, oggi sempre più, sconfortati dalla vita.
Si ha tanto da imparare guardando il suo esempio. Per questo, fino a quando avrò occasioni, non mi fermerò di raccontare Chiara Luce Badano ai giovani che incontro. Perché anch’io, seguendo il suo esempio, continuo a dire «Sì, se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io!».
Annamaria S.