La Missione è il fine della Chiesa e dei cristiani
È poco dedicare nell’anno una giornata alla catechesi sulle Missioni e alla preghiera per i missionari. Questo, infatti, non è un settore fra gli altri nella vita della Chiesa. La Missione definisce la natura della Chiesa, costituisce il fine per cui esiste. Voluta da Gesù come segno e strumento di salvezza, la Chiesa è da lui incaricata di portare a ogni persona l’annuncio della bontà di Dio, il perdono dei peccati, la forza di amare, l’invito a condividere per sempre la vita stessa di Dio.
Se non avvertiamo l’urgenza di questo fine, non possiamo comprendere che cos’è la Chiesa. Anzi, ci sfugge lo scopo della venuta di Gesù. Egli è stato mandato come maestro di vita per l’umanità; ha aperto agli uomini la via per una conoscenza sicura di Dio; ha rivelato il progetto divino sull’uomo, indicando le disposizioni e gli atti che lo realizzano. Col suo sacrificio ha meritato per l’umanità intera la riconciliazione con Dio e l’energia morale per vivere in unione con lui.
Questa rivelazione e questo dono non possono essere riservati a pochi. I discepoli di Gesù furono chiamati apostoli, ossia inviati, missionari: «Come il padre ha mandato me così io mando voi!» (Gv 20, 21). Inviati a “tutte le nazioni” (Mt 28, 19), a “ogni creatura” (Mt 16, 15). Questo incarico viene affidato, non ad alcuni soltanto, ma a tutti coloro che, battezzati nel nome di Gesù, ricevono il suo Spirito: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8). Risponde quindi al valore di Dio che i credenti si impegnino a fondo per portare a ogni persona l’annuncio del Salvatore.
È vero che Dio, Padre di tutti, non lascia mancare a nessun uomo l’aiuto necessario perché col suo libero consenso possa salvarsi. Illumina la coscienza sul valore preminente del bene morale, l’aiuta a riconoscere gli atti da compiere e quelli da evitare, le imprime un’attrattiva al bene. Ma è altrettanto vero che i benefici derivanti dal dono della fede in Cristo sono enormi.
Quanto cambia la vita se si entra in una sincera amicizia con Gesù! Si scopre un modo nuovo di vedere le persone, gli avvenimenti e le cose. Si impara ad amare veramente il prossimo come Gesù: nella dedizione e nel sacrificio, senza discriminazioni o eccezioni. Chi vive di fede riesce a dare uno scopo alla sofferenza e un significato di amore al dovere. E prova la serenità che viene dall’affidarsi alla provvidenza di un Padre e dalla speranza ben fondata di attendere, non nulla ma tutto, al di là di questa esistenza.
Come non desiderare che un numero sempre più grande di persone possa ricevere questi doni, e corrispondere ad essi più di quanto non facciamo noi? Non possiamo sottrarci all’incarico di portare l’annuncio del Vangelo a quella larga parte dell’umanità che lo ignora.
È un impegno per tutti i battezzati, non per i missionari soltanto. Lo si adempie con l’interessamento per le Missioni; col desiderio dì conoscere i nuovi problemi che oggi angustiano le giovani Chiese del Terzo Mondo; con la generosità del sacrificio, che permette di concorrere alle spese che esse debbono affrontare.
Soprattutto con la preghiera, perché solo la grazia di Dio può comunicare e sostenere la fede. Ad un nostro più forte e costante impegno per la Chiesa nel mondo risponderà certo il Signore rendendoci più coerenti con la nostra fede ed accrescendo la fecondità del nostro apostolato in queste terre di antica, ma spesso più infedele cristianità!
+ Mons. Livio Maritano