Noi sappiamo che tutto concorre al bene… – Dicembre 2021
Ci sono momenti nella vita in cui leggere, fra gli eventi, la scrittura di Dio non è facile.
Una manciata di minuti interminabili aveva caratterizzato la scelta definitiva della giovane Chiara Badano di abbracciare quel che le stava capitando: una malattia così feroce all’alba della vita tanto sognata e attesa. Non che fosse stato semplice questo passaggio. Assolutamente no. Ma grande, quello sì, da togliere il fiato: come era stato possibile pescare dal silenzio una verità tanto difficile? Niente più sport, viaggi, esperienze con gli amici, scuola…
Succede a tutti, anche a me, di fendere il silenzio del buio di una domanda: perché tanta sofferenza? Forse più ancora ci sentiamo feriti se il dolore lo leggiamo negli occhi dei nostri cari e se a questo patimento non possiamo porre rimedio. Talvolta non lo possiamo neppure condividere.
La speranza e la certezza
Eppure “noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” ci dice Paolo ( Rm 8, 28-30). Anche l’offesa, la malattia, l’incertezza, l’abbandono, l’ingiuria, la delusione, la povertà, il dramma… tutto questo, se permesso, potrà essere un tassello per il mio bene?
Lo scetticismo può essere capito, siamo essere umani e fragili. Possibile che questi turbinosi giorni diventino occasione per la mia realizzazione e quindi percorso vitale?
Ripenso a Chiara Luce e con lei alle tante persone che stanno lottando contro ogni genere di sofferenza.
La certezza che tutto il male patito nel corpo e nello spirito siano trasformati in bene è un traguardo a cui non si arriva per caso o per talenti specifici. È un dono da chiedere, da coltivare, una piantina che deve fiorire con l’umiltà di chi si sente minima cosa, ma in grado di farsi abbracciare da un Dio a cui nulla è impossibile.
Non è certo una convinzione immediata, ma a cui si arriva, a cui si può giungere per trovare ristoro. Quello promesso.
Collocazione provvisoria
Del pugliese Don Tonino Bello, Vescovo della pace, della carità e della “Chiesa con il grembiule”, una delle figure più luminose della Chiesa del nostro tempo, voglio ricordare una bellissima e forte immagine dentro un aneddoto che si collega molto bene con questa frase paolina.
Un giorno ebbe a trovare nella sacrestia del duomo vecchio di Molfetta un crocifisso, un dono appoggiato in attesa di collocazione. Un biglietto recitava: COLLOCAZIONE PROVVISORIA. Chiese al parroco di non toglierla mai, perché, diceva Don Tonino: “Penso non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo. Coraggio allora… La tua croce è sempre collocazione provvisoria. Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale”.
E seguono parole di una grandezza lapidaria nel riportare il Vangelo: dopo il buio delle tre pomeridiane di quel venerdì di Passione, lo sfolgorio del ritorno della vita.
Quindi, coraggio: davvero, noi non sappiamo come e quando, ma certamente crediamo contro ogni razionale, opportunistica e consumistica terrena verità, che tutto concorre al bene. E questa tenerezza ci avvolge.
Annamaria Gatti
Fonte: Credere all’Amore – Anno XVIII – N°3 – Dicembre 2021