La santità ordinaria di una giovane
Nell’esperienza spirituale di Chiara assume un particolare rilievo la relazione profonda, costante e progressiva con Cristo.
Non si è trattato di una serie di contatti occasionali, ma di un’unione intima che coinvolge l’intera persona: orienta il pensiero e anima l’affetto, nella ferma determinazione di rispondere a quell’amore che ha spinto Gesù a donarsi totalmente per ognuno di noi: “Mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20).
Qui risiede la motivazione che ispira il suo comportamento, la coerenza delle decisioni, la salda unità dell’intera sua esistenza. Nella certezza della fede e nell’irremovibile fiducia nell’amore fedele di Dio troviamo la sorgente della serenità abituale di lei, come pure della fortezza con cui ha potuto affrontare le prove più difficili e i distacchi più dolorosi.
L’unione sempre più stretta con Cristo spiega la cordialità con cui Chiara accoglie le persone, si intrattiene con loro, le ascolta attentamente e cerca di rendersi utile. Il dialogo abituale con Gesù, inoltre, sta alla base della sua prontezza nell’obbedire, motiva la diligenza nello studio, la costanza nel coltivare l’amicizia e la generosità nel volontariato. Progredendo nell’intimità con Gesù, trova l’energia per affrontare le contrarietà, le delusioni e i dispiaceri. Mantenendo ferma la fiducia in lui, impara ad accettare ogni disposizione della Provvidenza, e trasforma in atti di amore le esperienze che sembrano solo negative.
Questo tirocinio l’ha preparata a rispondere con il suo «Sempre Sì» alla drammatica sorpresa di “inguaribile”, che d’un tratto faceva crollare i progetti così intensamente sognati. Nella dura prova di sofferenza che ha dovuto sostenere per circa due anni non ha abbandonato il dialogo intimo con Cristo: al contrario, l’ha reso più intenso, e l’unione si è talvolta elevata fi no ad un livello superiore da lei confidato con semplicità: «Non potete neppure immaginare qual è adesso il mio rapporto con Gesù… Mi sento avvolta in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela».
Nel raccoglimento dell’umile mansarda intensifica il colloquio che le sta a cuore. E nei momenti di più acuta sofferenza rivolge lo sguardo all’immagine del Crocifisso, confermando l’affetto e l’off erta di sempre: «Con te, Gesù; per te, Gesù!».
L’unione abituale è stata la generosa risposta di Chiara alla richiesta del Signore: “Rimanete in me e io in voi… Rimanete nel mio amore” (Gv 15, 4. 9). In tal modo ha ottenuto il “centuplo” già in questa vita: la pace del cuore nel compiere la volontà di Dio, la certezza del Paradiso, una singolare esperienza di felicità. Gesù ha mantenuto la promessa: “Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto” (Gv 15, 5).
Siamo consapevoli che l’esercizio dell’unione con Cristo è eff etto della grazia meritata da lui: un dono che però attende la nostra cooperazione nel meditare la Parola, partecipare con fervore all’Eucaristia e curare la qualità della preghiera. Come ogni progresso nella virtù, quell’unione si realizza attraverso l’esercizio: rivolgendogli spesso il pensiero ardente di affetto e di fiducia durante le occupazioni che ci impegnano, come pure nei contatti col prossimo; di fronte alle difficoltà, agli imprevisti e agli insuccessi; nel constatare i propri difetti e nel riconoscere le mancanze; nell’implorare luce dinanzi a decisioni difficili, o nel ringraziare per gli esiti positivi.
Proseguendo in tale colloquio saremo aiutati da Gesù a valutare obiettivamente i nostri pensieri e sentimenti, gli stati d’animo, i desideri e i progetti, come pure le decisioni, gli atti e i comportamenti abituali.
Attraverso un tale tirocinio il divino Maestro ci aiuta a conformarci sempre di più al suo esempio. E la lezione che riceviamo dalla testimonianza di Chiara diventa un dono che può cambiare la nostra vita.