Il Natale insegna amore e umiltà
Che cosa possiamo realisticamente attenderci dal Natale? Sono diversi gli obiettivi a cui si orientano le aspettative. Per molti il Natale è una festa collettiva, carica di nostalgie e di rimpianti, vissuta in famiglia, ma anche condivisa nella cerchia più vasta delle amicizie attraverso lo scambio di auguri e di doni.
Per altri, l’atmosfera del Natale richiama l’aspirazione ad un vivere sociale meno tormentato dai contrasti e dalla malvagità, più aperto ai valori di bontà e di solidarietà, più premuroso verso i piccoli e rispettoso dei diritti di ognuno, più unito nella ricerca della pace.
Come cristiani non possiamo certo rimanere indifferenti a questi valori, proprio nella solennità in cui celebriamo l’amore di Dio che si rivolge a tutti gli uomini concedendo ad essi il dono più grande, il suo stesso Figlio. Ma come non essere rattristati dalla cronaca che ogni giorno ci elenca una serie drammatica di omicidi, violenze su donne, crudeltà su bambini, storie interminabili di corruzione e di sfruttamento, di vizi e di droga?
Non possiamo, tuttavia, limitarci a deplorare queste clamorose trasgressioni dei doveri di giustizia e di onestà. Occorre risalire ai fattori personali o sociali che le generano o favoriscono. Ci troviamo così di fronte i numerosi indicatori del processo di degenerazione del costume, di disgregazione della famiglia e di frammentazione della società.
Acquista speciale rilievo la multiforme patologia dell’amore, che va dall’odio e dal compiacimento del male altrui al maltrattamento ed al disprezzo delle persone, dalla violazione dei diritti umani all’indifferenza dinanzi all’ingiustizia, dalla slealtà dell’inganno o della calunnia all’insensibilità per le sofferenze del prossimo; dalla corruzione dei minori all’omissione del compito educativo; dal rifiutare dialogo e collaborazione al negare aiuto, condivisione e perdono.
Sono mancanze di fronte alle quali ognuno deve verificare la propria parte di responsabilità. Quale ne è la causa? Sono effetto di una volontà debole nel contrastare gli impulsi negativi delle inclinazioni? Frutto delle abitudini devianti che, consolidandosi, diventano imperiose? Oppure della dipendenza dalle pressioni del costume sociale?
In tale ricerca, la Bibbia insegna che si deve partire dalle mancanze di amore nei riguardi di Dio. Esse comprendono atteggiamenti notevolmente differenziati: quello di chi disconosce l’esistenza di Dio o lo ignora comportandosi come se non ci fosse, la posizione di chi non aderisce alla Rivelazione, oppure di chi non nutre stima per la Parola di Dio e non vi presta ascolto; il comportamento di coloro che trasgrediscono comandamenti senza provarne pentimento e volersene emendare, di quanti non ripongono fiducia nell’amore di Dio e non sperano nelle sue promesse, la tiepidezza di chi trascura la preghiera o sottovaluta il dono dell’Eucaristia e dei Sacramenti.
La rottura con Dio, o l’esilità del rapporto con lui, ha l’effetto di privarci della grazia, che è forza per amare, apertura nell’accogliere, umiltà nel servire, è dono che sostiene la volontà nel pazientare, la disponibilità a condividere anche con chi non è riconoscente, la generosità nel perdonare.
In questa direzione ci orienta lo stupendo insegnamento del Natale. Qual è la risposta di Dio all’indifferenza e alla presunzione umana? Egli non ricambia il male e non interrompe il suo amore. Non si limita ad attendere il ravvedimento dell’umanità, ma prende l’iniziativa e dispone l’incarnazione del Figlio.
Nel compiere questo dono, supremo ed irreversibile, conferma per sempre il suo amore; ci offre in Cristo l’esempio concreto di come l’uomo deve amare Dio e donarsi ai fratelli: ci rivela il suo pensiero ed il progetto di salvezza; ci attira alla fede ed a compiere la sua volontà per amore; ci induce al pentimento, mentre, insieme al perdono, ci concede il sostegno per la conversione, risanando gradualmente la nostra volontà.
In Gesù troviamo l’energia per crescere nell’amore, e quindi per contribuire all’edificazione della Chiesa, quale comunità dei figli di Dio impegnati a vivere da fratelli con tutti. E siamo resi capaci di dare un apporto, umile ma effettivo, ad una convivenza sociale più degna dell’uomo.
Fonte: Credere all’Amore – Dicembre 2023