Ricominciare da Cristo
Uno dei frutti più sapidi del Concilio Ecumenico Vaticano 2° è certamente stato l’accostamento dei credenti alla Parola di Dio per rispecchiarsi in essa con il proprio linguaggio. E così, la domenica, in un ciclo di tre anni, i vangeli sinottici fanno di Mt, Mc, Lc i catechisti per un intenso anno. Giovanni illumina il tempo della Pasqua e le grandi solennità.
Se il vivere cristiano è ricondotto ad uno stare con Gesù per guardarlo, ascoltarlo, imitarlo, seguirlo per diventare ciascuno a suo modo e secondo la sua chiamata apostolo e missionario nella quotidianità della vita, mi pare utile con queste brevi righe introduttrici alla scuola del Vangelo di Mc che a partire dall’Avvento ci sarà con la sua comunità di riferimento (Roma e la testimonianza di Pietro), sarà indispensabile, se abbiamo deciso di ricominciare da capo il nostro percorso, di ritornare catecumeni per meglio apprezzare il nostro Battesimo.
Subito, nel 1° versetto è indicata la via: “Vangelo di Gesù Cristo (o anche, che è Gesù Cristo!), Figlio di Dio”. A metà vangelo sarà Pietro e con lui la nostra fede, alla richiesta di Gesù: “Voi chi dite che io sia?”. “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”: E, sotto la Croce un pagano, soldato romano e dunque noi, al termine della via dietro a Gesù: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”.
Non ci sarà altra strada per la Chiesa che ad ogni tornante della storia per rimanere fedele al suo Signore e obbedire alla missione per il mondo in cui è posta, che ripartire da Lui, stare con Lui, imparare da Lui per non smarrirsi nei labirinti della modernità e predicare il Vangelo cominciando a fare e ad insegnare.All’inizio del percorso si staglia la figura di Giovanni che denuncia la falsità di una società basata sull’avere, sul potere, sull’identità egoista, e chiede la conversione, il ritorno a Dio perché l’esodo da Lui è la nostra rovina. E lava per ritrovare la nostra identità, ma annuncia un battesimo di fuoco del Messia entrato nella storia per bruciare le scorie dell’odio, illuminare il cammino, riscaldare la solitudine di una umanità dispersa. Gesù poi è presentato nel deserto, luogo del rapporto stretto con l’unico necessario: Dio. Marco in questa icona presenta Gesù come l’inizio del compimento che sarà alla fine: sta con le fiere, proprio come Isaia parla del tempo escatologico e gli angeli che lo servono. Con Lui il Cielo è aperto, l’alleanza ristabilita. Il Regno di Dio avvia il suo cammino nella storia.
Ci è poi presentata una giornata tipo di Gesù dove una umanità dolente nel fisico, nell’anima e nello spirito, si accalca per essere risanata. Così Gesù rivela il cuore del Padre che in Lui si piega sulle pagine della storia. Guarisce e parla di Dio del quale Egli stesso è rivelazione.
Il compito di chi vuol ritornare a credere e fidarsi non sarà altro, pagina per pagina, guardare, ascoltare, toccare, vedere Dio fatto Figlio, fratello, solidale non con il nostro male, ma con la nostra capacità di guarire e vivere la vita nuova, la più grande rivoluzione che anziché rovesciare strutture, fondare imperi, promettere la fine della povertà…, rinnova il cuore, lo sguardo, la parola, il gesto di ciascuno per inaugurare il mondo rinnovato. Sulla Croce finisce il percorso di Gesù e il nostro. Non c’è altra strada che il dare, il mettere la vita a servizio del Vangelo.
Il cap. 16 di Mc racconta la risurrezione di Gesù. L’andare al sepolcro, l’incontro con il risorto, il ritorno nella vita quotidiana: “Là lo vedrete”, diventano i verbi della vita cristiana”.
Il ‘catecumenato’ ricuperato sfocia nella vita battesimale che nell’anno liturgico canta la lode e il ringraziamento per il suo rinascere nella storia per condurre l’umanità dove Egli, alla destra del Padre, ci prepara il posto della gioia, dell’Alleluja cristiana. Don Ezio Stermieri
Fonte: Credere all’Amore – Dicembre 2023