Mons. Livio Maritano: “Chiara non ha mai messo in discussione la sua fede” – Ottobre 2005
Domenica 9 ottobre 2005, in occasione del 15º anniversario della partenza di Chiara per il Cielo, centinaia e centinaia di giovani si sono ritrovati a Sassello per un festoso incontro nel paese natale della Serva di Dio. In questa occasione abbiamo avuto modo di intervistare Mons. Livio Maritano, promotore della Causa di beatificazione di chiara Badano e Vescovo emerito della diocesi di Acqui Terme. Di seguito uno stralcio dell’intervista:
Cosa l’ha spinto a cominciare il processo di beatificazione di Chiara Luce?
L’insieme del suo modo di vivere, la testimonianza che dava nell’ultimo periodo della sua vita, nella quale ho potuto seguirla alcune volte e altre volte sentivo la testimonianza di altre persone che la visitavano all’ospedale oppure nella sua casa. Queste testimonianze confermavano l’altezza di spiritualità, il livello di amore a Dio che le dava la forza di affrontare le difficoltà inerenti alla malattia, al punto di consolare quelle persone, che venivano con l’intenzione di confortare lei, e quindi di aiutarle a risolvere i loro problemi. È stata consigliera di tante persone che le proponevano situazioni famigliari, affettive, dispiaceri, problemi scolastici e lavorativi… lei donava a tutti conforto e gioia.
Questa serenità di che cosa era frutto? Evidentemente della sua unione con Gesù e quindi della forza d’animo che a lei veniva dal fatto di essere sicura di essere amata da Dio. La certezza che tutto quello che Dio stabilisce è per il nostro bene, è causa di serenità e di pace, non c’è nessun timore. La certezza e la fiducia in Gesù manda via ogni paura e ci ricorda che siamo tutti accolti nelle braccia del Padre.
Sentendo varie persone, oltre alla mia impressione personale acquisita dagli incontri che ho potuto avere con lei, ascoltando le testimonianze, pochi mesi dopo il decesso di Chiara ne ho parlato all’assemblea diocesana dei catechisti e abbiamo visto che colpiva la testimonianza di questa giovane ragazza. Abbiamo quindi pensato che l’esperienza di Chiara potesse aiutare i giovani della nostra diocesi, e non solo, e diventare un modo per evangelizzare i lontani dalla grazia di Dio.
Mi sono chiesto tante volte: perché la dobbiamo tenere nascosta in una piccola diocesi e non renderla accessibile, famigliare a tutta la Chiesa? Dinanzi a questa mia riflessione non ho avuto nessuna esitazione nel dire: promuoviamo questa causa. Avevamo appena concluso un’altra causa di una martire della diocesi, Teresa Bracco. Abbiamo quindi invitato 72 testimoni a riferire quanto sapevano o avevano visto di Chiara. Il processo diocesano si è svolto bene. Abbiamo notato che pur non conoscendosi fra di loro, i racconti dei testimoni convergevano al 100% e tutti mettevano in evidenza la fede e l’amore di Chiara, la sua fiducia in Dio, il suo sapersi abbandonare alla volontà di Dio, il suo amore al prossimo… Tutto questo lavoro è servito anche per mettere in evidenza che la santità non è cominciata dal giorno della malattia, ma si è sviluppata già dalla sua fanciullezza.
Dalle testimonianze emerge che sin da bambina Chiara ha avuto un comportamento esemplare sempre più crescente. Pur di fronte a difficoltà nuove, estreme e grandi anche per un adulto, figuriamoci per un’adolescente che ha davanti tutta la vita, Chiara non ha mai messo in discussione la sua fede. Quindi senza una grande grazia di Dio non si può spiegare il tipo di risposta che lei ha dato alla prova a cui il Signore ha voluto sottometterla per elevare l’intensità del suo amore, per purificarla come diceva lei, dei puntini neri come fa la varechina. Il Signore l’ha purificata e non solo. L’ha aiutata a purificare il suo amore, a renderlo più intenso e in questo modo a beneficio di tutti coloro che conoscono la sua testimonianza. Allora, andiamo avanti!
Redazione di Credere all’Amore – 9 ottobre 2005