Matteo e il suo Vangelo – Dicembre 2022
Ogni anno, con l’ingresso nell’Avvento che segna l’inizio di un nuovo anno liturgico, la Chiesa con la sua liturgia affida il nostro procedere nella Fede a uno degli evangelisti sinottici, quest’anno a Matteo. La narrazione evangelica ce lo presenta con un doppio nome: Levi per indicare la sua ascendenza ebraica e, Matteo in riferimento alla matrice ellenistica che lo caratterizza.
Si dimostra così adatto nell’annuncio evangelico ad una comunità che ha credenti provenienti dall’ebraismo con l’implicita tendenza di appiattire il Centro della Fede: Gesù Cristo sulla tradizione ebraica che risolve il diventare cristiano sull’osservanza della legge mosaica e alle sue conseguenze affidate alla tradizione ed altri di origine ellenistica che legge in Gesù il superamento dell’ebraismo in vista dell’uomo nuovo tutto da inventare.
Matteo, che fino al “seguimi” di Gesù ha vissuto una esistenza ambigua, fatta di compromessi come risquositore delle tasse tra un potere imposto, avido di soldi e una resistenza che attende una liberazione politica ed economica che restituisca libertà e dignità. Vive di “cresta”, di usura. Gesù lo sceglie e tutto il suo sforzo sarà di presenta-re Gesù, il Cristo come il compimento, realizzazione, annuncio di un Regno, quello di Dio che parte dalla conversione interiore, ascolto, decisione di seguirlo personalmente fino a porre nella contraddizione umana il seme, la speranza, l’inizio della “novità” di Dio nella storia delle contrapposizioni umane. Ed ecco la struttura del suo Vangelo. Guardiamo alle due copertine del testo: la copertina di inizio presenta un albero che ha le sue radici nella iniziativa di Dio che partendo dalla alleanza con Abramo, attraverso il succedersi di generazioni non sempre limpide arriva a Gesù, alla sua nascita come nuovo inizio. Anche la copertina finale presenta un albero che ha però le radici in terra: la Croce di Gesù e svetta verso il Cielo dove avrà il suo frutto maturo dell’umanità e la risurrezione di Gesù anticipa e segna il compimento della storia dell’uomo.
L’andamento della narrazione poi, da una parte ricalca i 5 libri della Torà, la legge della vita, della storia, del popolo dell’alleanza, allo scopo di rendere evidente come in Gesù che chiama, nella sequela, nell’appartenenza alla prima “chiesa” che Egli riunisce con il suo linguaggio che guarisce, rivela il cuore di Dio, supera ogni divisione e barriera umana, parte dai poveri di ogni povertà e avrà il compimento al suo ritorno, pone il criterio, la verifica dell’essere dei suoi superando ogni tentazione di contrapposizioni, di categorie che vengono “prima”, aventi più diritti …Incarnandosi il Figlio ha posto il principio di individuazione che non è più nella cultura, nella religione, nel potere, nell’avere, nell’astuzia, ma nella “carne” di ogni uomo e alla fine, al ritorno di Gesù saremo giudicati sull’amore per ogni uomo. Il cristiano è uno che vive cercando in ogni volto la fisionomia di Gesù. È Lui che ha fame, sete, è forestiero, immigrato, è impoverito dalle tante ingiustizie che insanguinano la storia. Il tema dell’esame finale non sarà dunque sulla dottrina, i riti, le tradizioni culturali autoreferenziali di superiorità, sul colore della pelle o l’appartenenza e i compiti del nord, sud, oriente e occidente del mondo, sarà se avremo amato, non per interesse, ma come fa Dio con l’umanità, gratuitamente: «Siate perfetti come il Padre vostro che …».
Accogliamo dunque Matteo come catechisti per un nuovo anno che il Signore ci dona per un decisivo ritorno a Lui. Poniamoci in Avvento dentro all’albero discendente che attende il compimento della redenzione. Accogliamo nell’Incarnazione del Figlio, il compimento, il senso, l’orizzonte nuovo della nostra esistenza. Con Cristo, nel deserto di valori, convertiamoci al Pane della sua tavola e dell’Eucaristia, riconoscendo che l’Albero della sua Croce e di Lui Crocifisso è l’unica possibilità di salvezza, del Passaggio, la Pasqua, dell’essere lievito di risurrezione dove siamo posti a vivere.
Scopriamolo, sul volto di ogni uomo divenuto fratello, nella nostra quotidianità. Egli ci ha lasciato il suo Spirito che lo rende attuale e puntuale in ogni circostanza della vita. Egli affida anche a noi una missione conseguente al “seguimi” iniziale: «Andate in tutto il mondo a portare il Vangelo». Parola che ridesta a vita nuova, acqua e fuoco che è Lui stesso per una immersione, un battesimo che brucia le nostre differenze divisive e ci fa «vino nuovo in otri nuovi». Don Ezio Stermieri