Il Papa riconosce il martirio di Teresa Bracco
Il Santo Padre ha firmato il decreto che attesta il martirio di Teresa Bracco. La notizia colma di gioia la nostra diocesi: una giovane della nostra terra ha dato a Gesù Cristo la massima prova di amore, affrontando la morte per rimanergli fedele.
Il martirio cristiano, infatti, non consiste nel solo fatto di subire una morte inflitta ingiustamente, bensì nel compiere l’estrema offerta della vita, piuttosto che opporsi alla volontà del Signore e infrangere l’unione con lui. La motivazione interiore che caratterizza il martirio esprime il vertice a cui giunge la fortezza della fede e l’intensità dell’amore.
Un sacrificio eroico che non può essere improvvisato. E la storia di Teresa lo conferma. Questa ragazza ha sviluppato la sua maturazione spirituale nella semplicità della vita contadina, tra il lavoro dei campi e le faccende di casa. Sotto la guida illuminata del parroco, don Natale Olivieri, consolidò la propria formazione mediante l’attento ascolto della Parola di Dio, accostata nella catechesi e nella liturgia, ma in special modo attraverso un’esperienza di comunione abituale col Signore, alimentata dalla partecipazione alla Eucaristia, anche nei giorni feriali, e dalla spontaneità di una preghiera che accompagna le attività della giornata.
Si è così consolidato in lei l’intento prioritario dell’amore cristiano, che conferisce un’unità di fondo al susseguirsi delle occupazioni: la determinazione di compiere in ogni circostanza la volontà di Dio. Una conseguenza era inevitabile: respingere risolutamente tutto ciò che porta a rompere l’unione con Dio. Di qui la scelta di Teresa di far suo il proposito di San Domenico Savio: “La morte, ma non peccati”. Con questa ferma disposizione d’animo valutò i rischi che poteva correre nelle giornate drammatiche della guerra partigiana e nel terrore dei rastrellamenti che coinvolsero anche la frazione di Santa Giulia, nel Comune di Dego.
In quei giorni Teresa fu risoluta nell’affermare che in un’eventuale aggressione alla sua virtù avrebbe preferito la morte. Nel martirio Teresa ci ha dato la testimonianza più luminosa della serietà del suo impegno cristiano. Se è mirabile tanta fermezza di volontà, in una ragazza ventenne, ne è altrettanto palese la sorgente interiore, che sta nella solidità della fede e nella generosità dell’amore a Cristo.
Mentre la nostra comunità diocesana si prepara a prender parte al rito della Beatificazione, che avrà luogo, lo speriamo, l’anno prossimo, non può far a meno di riflettere sul chiaro messaggio che proviene dal coraggioso sacrificio di Teresa Bracco.
Una vita e una morte che ci inducono a riconsiderare la necessità imprescindibile di una robusta formazione e le risorse di grazia che la rendono autentica. Confermano l’importanza della famiglia nel plasmare le convinzioni, i sentimenti ed il comportamento in conformità del Vangelo. Ricordano l’insostituibile funzione del sacrificio per tradurre in atto una fedele e costante adesione a Cristo.
Ammoniscono a riconoscere il valore della castità e la sua solidarietà con gli altri valori morali, che attraverso una reciproca influenza contribuiscono a rendere operativa la consacrazione a Dio del cristiano in tutto il suo essere. Abbiamo quindi più di un motivo per portare avanti, con l’intercessione di Teresa, la revisione della nostra vita cristiana, personale e comunitaria, come ci siamo proposti di fare nel corso del Sinodo. Ci è di grande conforto ed aiuto questo splendido dono del Signore, che ancora una volta, col sigillo della santità, ha voluto benedire la nostra Chiesa.