S. Chiara d’Assisi e Chiara Badano – Anno 2007
Sono una mamma di 39 anni; da sempre innamorata di Chiara d’Assisi e, ormai da diversi anni, innamorata di un’altra testimone di “chiarità”: Chiara Badano. È quindi stata per me una gioia grandissima l’aver trovato accostate, nel periodico Credere all’Amore di settembre 2007, le “mie due Chiare”.
Condivido infatti l’opinione che queste due figure, sono così vicine nonostante la diversità dell’epoca in cui sono vissute: quante volte nel mio cuore le penso come due sorelle nate dalla medesima grazia. Rifulgono entrambe dello stesso chiarore, e non solo nel nome. Mi piace vederle come fari di luce sebbene siano vissute entrambe nell’ombra: Chiara d’Assisi, reclusa in S. Damiano; Chiara Luce, reclusa per malattia nella sua mansarda di Sassello.
Riferiscono le Fonti Francescane: “Chiara si nascondeva, ma la sua vita era nota a tutti. Chiara taceva, ma la sua fama gridava. Si teneva nascosta nella sua cella, eppure nelle città si predicava di lei” (3284). Il Papa Alessandro IV disse riguardo a Chiara d’Assisi: “O meravigliosa e beata chiarezza di Chiara! Quanto maggiore è l’amore e la cura con cui si indaga questa luminosità, tanto più luminosa la si riscontra. Brillò come raggio nella sua casa paterna, ma nel chiostro irradiò come un sole. Scintillò in vita, ma dopo morte splende radiosa; fu chiara in terra, ma in cielo rifulge di immenso chiarore” (FF 3283). è palese la somiglianza con Chiara Luce.
Sono partite entrambe nel viaggio verso la Vita, attratte e affascinate sin dalla fanciullezza da Colui che già brillava di suo. Ha brillato Francesco sulla strada di Chiara d’Assisi, che è stata folgorata da lui: “Le sue parole le sembravano di fiamma” (FF 3163). Ha brillato l’Ideale di Chiara Lubich sulla strada di Chiara Badano, che ne fu totalmente conquistata. Al termine di questo Viaggio, entrambe sono arrivate al traguardo della Vita.
Mi piace, inoltre, vederle accostate nella laboriosità mostrata da entrambe nel corso della malattia. Di Chiara d’Assisi si afferma: “Travagliata da prolungata malattia, così che non le era dato di levarsi da se stessa per le occupazioni manuali, si faceva sollevare con l’aiuto delle sue sorelle e lavorava con le proprie mani, così da non stare oziosa neppure nell’infermità. Di quella tela di lino, frutto del suo amoroso lavoro, fece fare molti corporali per il sacrificio dell’altare” (FF 3301). Dal canto suo, Chiara Badano confeziona lavoretti per far giungere la luminosità del suo Sposo tra i poveri in terra d’Africa.
Allorché Chiara Luce, a causa di un improvviso peggioramento, è costretta a partire in ambulanza per un immediato ricovero alla vigilia di Natale, manifesta il suo desiderio: «Non voglio passare il Natale in ospedale». L’episodio mi fa tornare in mente Chiara d’Assisi inferma a letto in una notte di Natale: “Tutte le altre sorelle andarono al Mattutino ed ella rimase nel letto, malcontenta ch’ella insieme con le altre non potea andare ad avere quella consolazione spirituale. Ma Gesù Cristo suo sposo, non volendola lasciare così sconsolata, si la fece miracolosamente portare alla chiesa di santo Francesco ed essere a tutto l’ufficio del Mattutino e della Messa della notte, e oltre a questo ricevere la S. Comunione, e poi riportarla al letto suo” (FF 1869).
Se di Chiara Badano ci restano le testimonianze di chi le è vissuto accanto durante la malattia e racconta con ammirazione la gioia autentica che la fa canticchiare le canzoni dei Gen nel cuore della notte e affermare convinta: «Dio mi ama immensamente!», di Chiara d’Assisi ci restano alcune lettere all’amica del cuore, S. Agnese da Praga, che sprizzano gioia in tutte le righe: “Gioisci anche tu nel Signore, sempre, o carissima. Non permettere che nessun’ombra di mestizia avvolga il tuo cuore” (FF 2887).
Prima di spiccare il volo al cielo, Chiara d’Assisi si rivolge così alla propria anima: “Va sicura perché hai buona scorta nel viaggio. Va, perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata, e sempre guardandoti come una madre il suo figliolino, ti ha amata con tenero amore. E tu Signore sii benedetto che mi hai creata” (FF 3252). Non è analoga l’espressione che Chiara sussurra alla mamma prima di partire per il paradiso: «Ciao, sii felice, perché io lo sono»?
Se ne vanno entrambe verso lo Sposo accompagnate da Colei che hanno tanto amato, la Vergine Maria.
Delle ultime ore di Chiara d’Assisi si racconta: “Si avanza tra una schiera di vergini in bianche vesti una più splendente delle altre, dalla cui corona si irradia un tale splendore da mutare in luce del giorno l’oscurità della notte tra le pareti della casa. Si avvicina al lettuccio, dove giace la Sposa del Figlio e, chinandosi su di lei con tenerissimo amore, le dona un dolcissimo abbraccio” (FF 3254).
Ci torna spontaneo il ricordo di Chiara Luce, ormai prossima a morire, quando la mamma le chiede: “C’è la Madonna vicino a te?” e lei sorride e annuisce.
La mamma aggiunge: “Poni il capo sulla sua spalla e riposa”. Chiara ubbidisce e rimane così, col capo reclinato a sinistra e un sorriso sulle labbra. In tal modo, nel corso dei secoli, Dio continua a creare le sue meraviglie, in una sinfonia di amore, mirabilmente composta dal suo Spirito.
Letizia
Archivio Luce d’Amore ONLUS