“Dio è l’artista della nostra vita” – Catechesi di Mons. Maritano – Ottobre 2004
14° anniversario della partenza della beata Chiara Badano per il Cielo
3 ottobre 2004
Spero di intuire il vostro stato d’animo. L’emozione che voi provate nel trovarvi a Sassello: passare in questo paese, entrare in questa chiesa, trovarvi nella scuola materna, girare per queste strade. È un pellegrinaggio, quello che facciamo oggi. Ci troviamo in un luogo sacro. Siamo animati da una forza che non è solo la nostra, e che ci deve quindi portare ad un passo avanti nel nostro cammino spirituale.
Non è culturismo religioso il nostro, ma è un tratto di un camino che stiamo facendo e che trova in Chiara un punto di riferimento e anche un punto di forza. Un punto di attrattiva che viene esercitato ovviamente dallo Spirito Santo, nel senso che ci vuole un po’ tutti rinnovati. Pensiamo di essere immuni, un largo scalone con tanti gradini. Io vi vedo, dispersi in questo grande scalone, a diverse altezze, ma tutti con il piede alzato per superare il gradino ed andare oltre, verso la vetta dove vediamo lei.
È questo cammino che deve trovare tutti impegnati nella vita ordinaria, non solo in una giornata straordinaria come questa, ma domani, dopodomani e così via, perché dobbiamo insieme realizzare un programma che si supera e che non abbiamo inventato noi.
Il segreto sta nell’individuare il progetto di Dio personale su ognuno di noi. È facile? Non tanto! Passo dopo passo Dio ce lo rivela. Come uno che faccia un bel disegno, ma inizia con un piccolo tratto, poi ne aggiunge un altro dall’altra parte, ma non è ancora riuscito a capire che cosa abbia in mente da disegnare. Se noi stiamo attenti a questo straordinario disegnatore che è Dio, ecco che a poco a poco il disegno prende forma.
Si realizza una figura davanti a noi. Comprendiamo non tutto da un tratto, ma gradualmente cosa Dio stia facendo dentro di noi: l’appoggio che riceviamo dalle varie esperienze, dagli incontri, da quello che di positivo vediamo, e di quello di negativo, appare sull’orizzonte della nostra esperienza. Dio si serve di tutto. È un artista che sa lavorare con tutti i mezzi e tutti gli strumenti che trova.
Solo, però, se lo lasciamo fare, se noi lo assecondiamo, se noi siamo dei buoni strumentisti. A noi tocca accompagnarlo in questo cammino. È un cammino nel quale egli realizza gli obiettivi che stanno a cuore a tutti noi. Dobbiamo capire esattamente cosa vuole Dio da noi e dalla nostra vita. In generale lo sappiamo ma, momento per momento, non è possibile per noi intuirlo.
Dobbiamo continuamente interpretarlo, stabilire un dialogo con lui con la naturalezza con la quale Chiara parlava con Gesù. Con questa spontaneità nella quale non ce nulla di inutile, nulla di irrilevante, perché il parlare con lui è sempre una qualcosa di importante, efficace, produttiva di bene; anche le piccolissime cose che ci capitano, anche quelle di scarsissimo valore e che magari non racconteremo a nessuno. Dobbiamo diventare un quaderno aperto, spalancato verso Dio. Egli legge in profondità tutto ciò che passa nel nostro animo: azioni, opere, sentimenti, progetti, desideri… Tutto gli sta a cuore.
Siccome ci vuole immensamente bene, e questo è un primo grande regalo della testimonianza di Chiara Luce, è importante che questa certezza sia radicata nel profondo del nostro animo. Chiediamo al Signore questa grande grazia. Il Signore è per le grandi cose: “L’anima mia magnifica il Signore…, grandi cose ha fatto” (Lc 1, 46-55). Quindi è il Signore delle grandi cose che attraverso piccoli fermenti realizza un grande disegno in noi.
Dobbiamo camminare insieme a lui. Possiamo camminare con lui quando gli raccontiamo tutte le nostre esperienze: positive e negative, importanti e meno importanti…, lasciando che egli ci ispiri qualche valutazione di ciò che stiamo facendo, ci dia una correzione, o un’integrazione di quello che ci manca. È lui il vero Maestro. C’è un solo maestro: il Cristo! Dobbiamo affidarci a lui, maestro del nostro cammino spirituale, attraverso una “ginnastica” gratuita, ma abbastanza faticosa, perché bisogna essere costanti nel cammino di fede.
Gesù vuole che la nostra “ginnastica” nella fede vada avanti. Cosa vuol dire vedere con gli occhi di Gesù le persone? Significa ricordarci che lui ha dato tutto se stesso per ciascuno di noi e per tutte quelle persone che incontriamo ogni giorno. Di conseguenza devono contare molto anche per noi. Che cosa ci porta a dire: “Gesù benedici queste persone che oggi incontro?”
In passato quando incontravo gli studenti chiedevo sempre: Cosa c’è davanti a voi in classe? C’è il crocifisso! È allora? Cosa dice Gesù? Dice che si trova bene in quella posizione scomoda? No! Come è scomodo per te stare seduto nel banco per tante ore, fermo ad ascoltare l’insegnante, però puoi offrire come ha fatto Lui e dire: “Gesù lo faccio per te! Sto attento! Offro il mio impegno anche se sono stanco. Mi sforzo di non distrarmi e di fare bene la mia parte. Di trattare bene i mie compagni, di vedere con fede le persone, vedere con fede il lavoro, vedere con fede lo studio…, perché Gesù non è estraneo a nessuna cosa che facciamo. È sempre presente! Allora, ecco che l’esercizio nostro sta nello scoprire l’amore di Gesù nei diversi volti, nelle diverse attività, nei diversi stati d’animo di chi incontriamo nel nostro quotidiano.
In questo modo Gesù ci suggerisce le cose da fare e a prendere l’iniziativa. Questo, perché? Perché amare non significa solamente accettare le situazioni e basta. L’amore sta nel chiederci per primi che cosa possiamo fare per la persona che ho incontrato: che cosa posso fare in questo momento? Come posso rendermi utile per essere un segno della volontà di Dio per quanti incontro? A cominciare naturalmente dalle persone che vedo più spesso e per le quali forse abbiamo l’impressione di aver stabilito oramai un itinerario noioso, ripetitivo, sempre uguale… Invece, è sempre diverso.
La grazia di Dio non è mai ripetitiva. È come la parola di Dio. Noi sentiamo cento volte la medesima pagina del Vangelo, ma è sempre nuova. Questo perché? Perché cambiamo noi e perché cambia il suggerimento che Dio, Spirito Santo, ci vuole donare in quel determinato vissuto della nostra vita.
Ecco allora che la “ginnastica” della fede deve andare avanti e sempre in salita. Andiamo avanti! Faremo anche tante cose che ci costano molto sacrificio. Ecco che allora la nostra vicinanza a Chiara ci illumina: le cose che ci costano, le persone non tanto simpatiche, le persone non tanto riconoscenti diventano degli “esercizi” un po’ più faticosi. La “ginnastica” ci consente, a poco a poco, di intraprendere la strada giusta fino ad arrivare a fare centro sull’obiettivo: amare come ama Lui!
Progredire nella “ginnastica” della fede significa camminare nella carità fraterna. Dobbiamo imparare a fare la radiografia della nostra carità. Non sempre siamo stati, a causa di atteggiamenti e parole, testimoni di carità e di amore. La carità, dice Gesù, cresce contemporaneamente verso Dio e verso il prossimo. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34).
La carità parte da Dio e non da noi stessi. Io sono un collaboratore di Dio. È sempre Lui che illumina il cuore, che mi dà forza e coraggio per agire ed essere testimone dell’Amore autentico. Non è l’uomo che fa tutto. Ricordiamolo! È Dio che agisce con la sua grazia nella nostra vita. Attenzione: Se per qualche istante prevale il nostro ego, vuol dire che ci siamo allontanati dalla grazia di Dio. Di conseguenza dobbiamo continuare ad allenarci, per ritrovare la giusta strada da percorrere con i nostri fratelli e le nostre comunità.
Noi siamo collaboratori di Dio e non sostituti di Dio. Allora, ecco una patologia gravissima della nostra carità: “Voglio, mi impegno, lo faccio. Quella persona sì, l’altra no…”. Sono solo alcuni esempi. Le persone meno simpatiche, quelle più in difficoltà, i lontani… meritano la priorità nella nostra vita. E se non ci riusciamo? Chiediamo a Dio l’aiuto necessario. Dobbiamo avere l’umiltà di stendere la mano, anche con insistenza, consapevoli che Dio non ci abbandonerà. La sua grazia ci aiuterà ad essere veri collaboratori del suo Regno.
Ed ecco allora che la “ginnastica” diventa impegnativa. Soltanto ripetendo e ripetendo tanti atti di carità e di umiltà si acquisisce la virtù dell’universalità dell’Amore. Cosa significa questo? Significa che le persone che si presentano a me, sono quelle da amare. Quindi l’universalità del rapporto si inserisce subito nelle dinamiche difficili di oggi: il pluralismo etnico, religioso, di provenienza… Gesù ci chiede di essere fratelli per tutti. Ci chiede di essere per tutti l’espressione della sua bontà: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). Purtroppo abbiamo tanti pregiudizi che dobbiamo correggere in quanto lontani ed opposti alla carità.
Il cristianesimo è un esercizio quotidiano di vita. Il nostro cristianesimo si deve esercitare dove noi viviamo: a scuola, in casa, in piazza, con gli amici, nel gioco, nello studio, sul lavoro, eccetera. Gli obiettivi possono essere diversi, ma lo scopo deve essere uno: Gesù che dona unità alla nostra giornata. Questo è l’augurio che faccio ad ognuno di voi. Ci aiuti Chiara con il suo esempio e la sua testimonianza: «A me interessa solo la volontà di Dio, fare bene quella, nell’attimo presente: stare al gioco di Dio».
† Mons. Livio Maritano