Sorprese della fiducia in Dio
Il volto radioso di Chiara, illuminato dall’abituale sorriso, non è effetto d’ingenua superficialità, di immatura esperienza di vita. Ha una ben diversa spiegazione.
Fin dall’adolescenza ha sperimentato l’amarezza di situazioni ed eventi contrari ai propri desideri, di fatti che si opponevano ai suoi progetti, tra cui l’aspirazione di votarsi generosamente al volontariato. Mentre concludeva la scuola media inferiore, le costò molto il sacrificio del trasloco a Savona, tanto era affezionata a Sassello. Pochi mesi dopo fu contrastata dal giudizio di un’insegnante che non la riteneva adatta a frequentare il ginnasio e il liceo, mentre era vivo in lei il desiderio di laurearsi in medicina per potersi dedicare come pediatra ai bambini africani. Il dover ripetere la IV ginnasio fu una grande prova: «Per me è stato un dolore grandissimo. Subito non riuscivo proprio a dare questo dolore a Gesù. C’è voluto tanto tempo per riprendermi un pochino, e ancora oggi a volte , quando ci penso, mi viene un po’ da piangere».
Ancora un’altra delusione: la simpatia per un ragazzo che con leggerezza la ingannava facendo il doppio gioco. Lei troncò tutto e gettò via l’anellino di metallo che le aveva donato. Ne patì, ma non tornò mai più indietro, neppure dopo luna lunga lettera di lui.
Ma l’evento più drammatico fu quando, il 14 febbraio 1989, scoprì la natura inguaribile della malattia. La previsione di perdere la vita significava il crollo del progetto che tanto lo affascinava. Allora, si spegneva ogni suo progetto?
Una notizia così sconvolgente non trova risposte umane. Chiara è risoluta: deve rivolgersi direttamente a Gesù. E’ l’unico che può dirle che cosa si aspetta da lei. Infatti, la aiuta a conoscere il cammino che dovrà compiere in costante comunione con lui: è la sua missione, il modo di ricambiare l’immenso amore divino. Si rasserena: conosce con sicurezza qual è la volontà di Dio a suo riguardo, ed è pronta a farla propria con piena generosità. Ripeterà più volte: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io!».
In effetti, di fronte a eventi così dolorosi, permessi dalla provvidenza divina – malattie, disabilità, disgrazie, lutti di persone care – il cristiano non deve pensare che Dio la voglia rimproverare o castigare. E se non accoglie il desiderio di essere liberati da questi drammi, è perché vuole, procuraci un bene più grande e duraturo.
Quelle prove ci inducono a ricorrere a lui, sia perché tutto è possibile a Dio, sia perché egli si è rivelato come Amore, e pertanto vuole sicuramente il bene dei suoi figli. Questa ferma fiducia nel Signore ci rende certi che anche quando ci troviamo di fronte ad avvenimenti che ci costano un immenso sacrificio egli vuole un bene maggiore e ci aiuta a realizzarlo.
Mentre la grazia rafforza in Chiara la speranza nella fedeltà di Dio che sempre vuole e realizza il nostro bene, la aiuta a credere che le decisioni della sapienza divina sono sempre da preferire ai nostri desideri.
Insieme a questo progresso nell’umanità prende vigore in lei la fortezza nel far fronte alle sofferenze, mentre sperimenta la gioia di assecondare generosamente la volontà paterna di Dio. Non sono, queste, le virtù esemplari vissute da Gesù durante la sua Passione? Vivendo con totale abbandono questa esperienza, Chiara scopre la pace e persino la gioia che deriva dall’unione sempre più stretta col suo Signore: anticipo di quell’unione felice che non avrà fine. Veramente “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rom 8, 28).
† Mons. Livio Maritano
Foto: Positio Super Vita, Virtutibus et Fama Sanctitatis