Cosa dice Chiara ai tempi del covid? – Novembre 2020
Fallimento e disagio in una società “liquida”, che si interroga sulle responsabilità degli adulti e le offese all’età evolutiva.
Non possiamo negare che la gestione della pandemia ci interroga e ci coinvolge. Le sicurezze si fanno fluide e deboli. Per tutti, ma soprattutto per i ragazzi e i bambini. E genitori e adulti di responsabilità si interrogano e cercano proposte, ma anche incoraggiamenti da trasmettere ai giovani, a cui già tanto ruba questo nostro tempo, che ora li rende più fragili. Chiuse le palestre per lo sport, sfogo importante per i ragazzi; chiuse piscine e centri culturali o religiosi; limitati spostamenti e ritrovi… per debellare ciò che non è stato adeguatamente previsto e gestito durante il tempo estivo. Gli adulti ci fanno una triste figura di superficialità e mancanza di impegno, da cui spero i giovani imparino.
Questo autunno coloratissimo sembrerebbe avvolgere anima e corpo con i suoi toni morbidi e suadenti, come solo le stagioni sanno fare. I giovani però sono costretti a giorni irreali, dove per molti la scuola è un incontro virtuale e quindi irreale nella sua ordinarietà. Amici e compagni insofferenti a restrizioni e a regole che pare limitino la libertà, risentono di questi divieti. Molti finiscono per delegare o rifiutare di sostenere un’ imposizione di cui non avvertono l’urgenza e di cui sono parzialmente consapevoli.
Eppure i tempi sono questi. Occorre affrontarli con coraggio, anche se le improvvisazioni dilagano e tolgono autorevolezza proprio a chi avrebbe il compito di gestire. Occorre una spinta ad aprire il cuore e la mente agli altri, a superare il ripiegamento per allacciare condivisioni, anche se spesso virtuali ma che i ragazzi sanno far diventare vere. È un tempo che, se gestito, diventa palestra di vita. Deve diventare campo di crescita. Nonostante tutto e nonostante venga il desiderio di mollare sconfitti, o di giudicare, o di recriminare.
Come si comporterebbe la studentessa Chiara in questo tempo così difficile? E qui immaginiamo Chiara con il suo “covid”…- il suo male – che affida a Gesù, tutto. Studentessa e amica, compagna di scuola e di viaggio, non dava per scontato nessun rapporto e, che curava con attenzione e generosità, lo sappiamo. Ma con la malattia il salto di fede è un volo altissimo, tanto che Chiara Lubich ebbe a scriverle per condividere spiritualmente questa esperienza: «Ecco, fa tua: “Chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto” (Gv 15, 5). Alla tua mamma propongo questa: “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12, 12). E al tuo papà: “Ti amo, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore” (Sal 17, 2-3). Chiedo allo Spirito Santo per te il dono della fortezza, perché la tua anima, per l’amore a Gesù abbandonato, possa sempre cantare».
Mentre continua il suo calvario, Chiara legge la Parola di Vita del mese, scritta da Chiara Lubich e fa proprie le espressioni che caratterizzano alcuni passaggi: «La prima condizione per superare la prova è la vigilanza. Si tratta di rendersi conto che sono prove permesse da Dio non già perché ci scoraggiamo, ma perché, superandole, maturiamo spiritualmente».
Camminiamo allora con Chiara chiedendole la tenacia e la speranza, senza scoraggiarci in questo tempo così difficile, certi dell’amore di Dio.
Annamaria Gatti